Ai Margini - ed. Lo Faro - Roma 1986 - poesie
"Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l'altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini. Ma sempre incontrando noi stessi".
J. JOYCE (Ulisse)
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La poesia di Renato Pernice non è quella che si percorre usualmente passando dalle scorciatoie dell'anima per arrivare ad un punto stabilito sentimentalmente. Qui ogni spigolatura afferente il sentimento è vana, il poeta è scostato dal versante del cuore per meglio aderire ai gusti, alle visioni di una realtà presente, a volte sub-norrnale.
Non a caso il titolo di questa raccolta è così emblematico: "Ai margini". Renato Pernice sembra che sia partecipe (non spettatore) di tutti i macro e micro conflitti dell'uomo di oggi, riversato a cogliere i dati più veri e anche per questo più drammatici di un'esistenza quasi al bivio, piegata dalle metropoli, dai computers, da maschere e voci assordanti; un trambusto da "fiesta", una commistione di uomini e tecnologie sembra prevalere in queste poesie e, dove sosta il ripensamento, l'Autore sta pronto, sardonico e mordace a degustare l'impasto furioso delle sue pièce poetiche: "Nella città dei pianti/ anacronistici santini/ e bianchi/ alle fermate./ Grottesco il coagulo/ s'aggruma e becero/ chiocciante di risate./ Così disseminato/ si consola/ l'agglutinato/ e grigio formicaio."
L'Autore ha scomposto la sua raccolta "Ai margini" in cinque sezioni: Sotterranei; Canzone di periferia; Metropolis; I reduci; TerminaI. Come si sente, il tono di queste poesie è prevalentemente impegnativo e richiede una speciale predìsposizione ricognitiva a questi temi.
Nelle sue composizioni il Pernice è intento a prosciugare la liricità lasciando un'ampia resa al racconto poetico, dove con maggiore risalto vengono privilegiati i nodi esistenziali. E' tutto un puzzle in cui l'Autore, con avvedutezza, ricompone questo cosmo; il risultato a cui è giunto si può dire che l'ha inquinato dentro ma si è scaricato l'io delle sue e delle nostre verità: "... Verità tra gli occhi/ di chi ritorna ad ore,/ tramonto indisponente /di un sole pendolare, /saracinesche cupe /chiudendosi stridenti,/ sordesbattendo/ dolenti all'imbrunire".
Antonio Coppola
“Il poeta, partendo dal profondo di una vita underground (...) inizia il suo cammino, disincantato e insieme disperato, nella periferia di un mondo affollato di personaggi anonimi che sembrano recitare, in chiave moderna e meno truculenta, ‘L’opera del mendicante’ di John Gay. Ubriaconi, voyeurs, prostitute, barboni sfilano su una passerella di patetiche finzioni e false voluttà ingannando la vita ai margini della quale sono costretti a sopravvivere con la sola prospettiva di un futuro uguale al passato.
(...) Una parabola della vita raccontata con amara ironia da chi, fagocitato dalla metropoli, agonizza senza difesa in un’esistenza alienante di atroci non-sensi.
Attento osservatore della condizione umana, il poeta ne analizza le atrocità dal di dentro in una sorta di scandaglio psicofisico dal quale emerge la realtà di un mondo di noia e solitudine.
Poesia che rifugge da qualsiasi compiacimento lirico e letterario, formalmente strutturata su una direttrice sintattico-grammaticale di sorprendenti trasgressioni verbali e di invenzioni lessicali che bene si armonizzano con la tematica dei testi.”
Rino Giacone
"La Sicilia" (3 aprile 1987)
Alcuni PREMI: 1987 - Manzoni - Stresa (Novara) - 1987 - Città di Ceva - Ceva (Cuneo) - 1989 - Asla (Palermo)